Villa d'Este in 4 personaggi storici
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La Storia di Villa d’Este In 4 Personaggi Storici

Villa d’Este, una grande storia in tante piccole storie

Per raccontare la storia di questa stupenda villa rinascimentale abbiamo pensato di far parlare per noi quattro personaggi storici che man mano conoscerete. Perché la storia di Villa d’Este può essere raccontata anche attraverso piccole storie, racconti, fatti particolari che non ne minacciano di fatto la magnificenza. Anzi, la esaltano ancora di più.

Il primo personaggio, come potrete immaginare, è proprio colui che la villa l’ha voluta.

1) Ippolito II d’Este, una villa per compensare la mancata elezione a Papa

Nuovo Governatore di Tivoli

Villa d’Este fu fortemente voluta dal cardinale Ippolito II d’Este (1509 – 1572).
Nel 1550 il papa appena eletto Giulio III lo nominò nuovo Governatore di Tivoli. Era una nomina a cui lui teneva molto, considerando che la barattò con il suo voto in conclave.
Ma Ippolito non era un cardinale qualunque.
È il figlio di una delle donne italiane più importanti del Rinascimento: Lucrezia Borgia. Oltre a questo, a differenziarlo dalla vita ascetica tipica di un cardinale, era il suo amore verso i piaceri: la caccia, il lusso, l’ostentazione della ricchezza.

L’ambizione di diventare Papa

In realtà, la vera ambizione di Ippolito II era quella di diventare papa e, quindi, di assicurare gloria eterna ad una famiglia che non aveva ancora dato Papi alla Chiesa di Roma.
(Spoiler: non ci riuscì mai)
Ad ogni conclave gli fu sempre preferito un altro candidato: Giulio III, Marcello II, Paolo IV, Pio IV, Pio V e Gregorio XIII.

Un convento? No, una Villa

Il 9 settembre 1550 Ippolito II d’Este arrivò a Tivoli. Tra lui e la città scoppiò sin da subito un amore reciproco, ma non appena scoprì che avrebbe dovuto alloggiare nel convento adiacente alla Chiesa di Santa Maria Maggiore questo amore fu messo alla prova.
Il cardinale era abituato ad un altro stile di vita, molto più fastoso, ma non voleva allontanarsi dall’aria salubre e pulita di Tivoli.

I fasti di Ferrara a Tivoli

Che fare?
Accettò di vivere in quel convento, a patto di poterlo trasformare in una vera e propria villa. Una villa che sarebbe dovuta diventare un piacevole luogo d’incontri e di colloqui.
Il cardinale Ippolito II d’Este, dopo le delusioni per la mancata elezione pontificia, fece rivivere a Tivoli i fasti delle corti di Ferrara, Roma e Fointanebleau.

I lavori per Villa d’Este a rilento

Nel 1555 papa Paolo IV Carafa destituì Ippolito II d’Este, accusandolo di simonia, cioè di compravendita di cariche ecclesiastiche. Di conseguenza, i lavori della villa si fermarono, ma solo fino al 1960, quando il nuovo papa Pio IV lo ripristinò alla carica.

Ad intromettersi nel processo di costruzione ci fu anche la burocrazia.
Si dovettero annettere i terreni da due chiese di due ordini diversi e si dovette aspettare il permesso del Senato di Roma per riutilizzare, nella costruzione, il rivestimento di travertino della tomba di Cecilia Metella, che successivamente venne revocato.

Anche il Bernini mise la sua firma su Villa d’Este. Chiamato dal cardinale Rinaldo d’Este (1641-1672), realizzò la fontana del Bicchierone e la cascata dell’Organo.

Non passò molto tempo che Villa d’Este passò dallo splendore all’incuria.
Per sua fortuna, e per nostra fortuna, arrivò da lontano un uomo pronto a salvarla…

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